Attraverso il gusto, ovvero l’insieme delle sensazioni saporifere e tattili, avviene il primo contatto vero e proprio con il vino.

Le sensazioni dei sapori sono quattro.

Le zone sensibili della lingua

Il dolce è avvertito sulla punta della lingua e dipende dagli zuccheri residui, non trasformati in alcol durante la fermentazione.
L’acidità avvertita sulle zone laterali della lingua, si manifesta con un diverso grado di salivazione, dovuta alla proprietà che hanno gli acidi (tartarico, malico, lattico, ecc.) di irritare leggermente le mucose. Un vino con una buona dote di acidità viene definito fresco. L’acidità totale diminuisce durante l’invecchiamento, ecco perché è più facile parlare di freschezza in un vino giovane. D’altra parte, essa rappresenta una dote fondamentale perché un vino possa invecchiare.
Anche le sensazioni sapide sono avvertite nelle zone laterali della lingua e, solo se sufficientemente supportate dall’acidità, risultano gradevoli e conferiscono impressioni “minerali”.

L’amaro è avvertito alla base della lingua e deriva principalmente da sostanze organiche (caffeina, chinina…) e da sostanze polifenoliche poco polimerizzate o ossidate (tannini); tale sensazione è accettabile solo in forma leggermente amaricante o amarognola, in caso contrario rappresenta un’anomalia.
Le sensazioni tattili sono percepite dalle mucose disposte su tutta la cavità orale ed alle papille al centro della lingua. Fra queste ricordiamo la sensazione pseudocalorica dovuta ll’alcol, che genera calore e causticità per la disidratazione delle mucose. A tal proposito, un vino con una buona dote alcolica è definito caldo e maggiore è la struttura del vino, minore è la sensazione pseudocalorica.
L’astringenza è determinata dalla presenza di tannini che generano secchezza, rugosità. Questi elementi sono presenti delle uve, in particolare nelle bucce e nei vinaccioli, oppure sono estratti dal legno delle botti. Un vino caratterizzato da una decisa sensazione di astringenza si definisce tannico. I tannini, al pari dell’acidità, dell’alcolicità e della struttura in genere, sono importanti per l’invecchiamento, durante il quale tendono a levigarsi donando sensazioni più rotonde.
La sensazione termica è dovuta la percezione della temperatura del vino. Ogni vino va bevuto a una temperatura ideale, tale da esaltare o attenuare i sapori: dolcezza e morbidezza sono maggiormente percepibili con l’aumento della temperatura, mentre i sapori sapidi e amarognoli risultano più accentuati a basse temperature. L’acidità viene influenzata solo indirettamente dalle variazioni termiche, dato che un’esaltazione dei sapori morbidi la attenua e viceversa. Ecco perché i vini bianchi, caratterizzati da sensazioni fresco-sapide, prediligono temperature servizio più bassi rispetto ai vini rossi.
Ricordiamo, infine, la sensazione tattile di pungenza dovuta alla presenza di anidride carbonica, la sensazione di morbidezza generata dai polialcoli prodotti durante la fermentazione (glicerina) e la sensazione di consistenza che permette di percepire la struttura del vino, ossia l’insieme delle componenti non volatili (zuccheri, glicerina, acidi fissi, polifenoli, sali minerali, ecc.) che ne costituiscono l’ossatura, o estratto secco.

Come già detto, il gusto del vino non è fatto solo di sensazioni gustative, ma anche di aromi, percepiti per via indiretta dopo la deglutizione. Queste sensazioni sono definite retronasali olfattive. Le sensazioni saporifere, tattili e retronasali olfattive, però, devono essere valutate in relazione al loro equilibrio, cioè il modo in cui si contrappongono. Un vino è definito equilibrato quando sono in giusta proporzione le parti morbide – zuccheri, alcoli e polialcoli – e le parti dure – acidi, tannini (nei vini rossi) e sali minerali. Nella valutazione di un vino giovane, bianco o rosso, è sicuramente accettabile una leggera predominanza della parte dura su quella morbida, viceversa per i vini maturi. La fase finale dell’assaggio esamina, come nell’analisi olfattiva, l’intensità, la persistenza e la qualità gustativa. >Alla base della valutazione non ci sono più semplicemente gli aromi, ma l’insieme delle sensazioni avvertite in bocca e l’interazione con l’olfatto.
La persistenza aromatica rappresenta un aspetto particolarmente importante nella valutazione complessiva. Essa riguarda la diversa permanenza delle sensazioni gustative e soprattutto retro-olfattive sul palato dopo la deglutizione; è valutata in secondi, dai 4/6 per un buon vino ai 10 e oltre per un grande “campione”.